La Tirannia dell'Istante e come sfuggire

Viviamo in un’epoca frenetica, dominata dall’immediatezza. Siamo costantemente bombardati da informazioni, stimoli e pressioni che ci spingono a concentrarci solo sul presente, intrappolandoci in una “bolla del presente”, dove dominano percezioni, visioni e scelte basate sul breve termine, da cui il termine “brevetermismo”; ma possiamo dire che è addirittura sull’istante che decidiamo di fare una cosa, di comprare qualcosa, ecc. 

Questa ossessione per l’istante, definita da Roman Krznaric come “tirannia del presente”, rischia di avere conseguenze negative sul nostro futuro e su quello delle generazioni a venire. La “tirannia del presente” è il risultato di una complessa interazione tra fattori cognitivi individuali e dinamiche sociali e tecnologiche

Tra i fattori individuali (interni), secondo studi di psicologia e neuroscienze, possiamo distinguere:

  • L’euristica della disponibilità ci porta a sovrastimare eventi immediati e concreti rispetto a quelli astratti e futuri. Un problema di oggi, anche se minore, sembra più urgente di una sfida a lungo termine.
  • Lo sconto iperbolico è un bias che ci spinge a preferire una ricompensa immediata rispetto a una maggiore ma futura. Questo spiega perché molte persone scelgano il piacere immediato (come guardare video sui social) piuttosto che un investimento più impegnativo ma vantaggioso nel lungo periodo (come fare attività fisica, studiare o risparmiare). Un tale “sconto” sul futuro è anche al centro dell’economia nella Analisi Costi e Benefici (ACB): per quanto sofisticate, le tecniche utilizzate nelle ACB si basano sempre su valutazioni decrescenti di costi e benefici di un progetto (scontati) man mano che si considerano orizzonti temporali più lunghi. 
  • La miopia temporale è un fenomeno per cui percepiamo il futuro come meno “reale” rispetto al presente. Questo può renderci insensibili a problemi come il cambiamento climatico, che richiedono azioni oggi per evitare disastri tra decenni.

Questi limiti cognitivi erano poco rilevanti in un passato evolutivo in cui la sopravvivenza dipendeva dalla capacità di rispondere rapidamente a minacce immediate. Tuttavia, in una società complessa e interconnessa, questo modo di pensare è un ostacolo significativo per affrontare le sfide a lungo termine.

Oltre ai limiti individuali, esistono fattori culturali e sociali che amplificano la tirannia del presente. Nel suo libro, Roman Krznaric individua sei forze di “brevetermismo” attive nella società globale: 

  • Tirannia dell’orologio: dai primi campanili che nel Medio Evo che ritmavano la giornata tra lavoro e pause, fino alla misura ossessiva del tempo per risparmiare “m nuti per pezzo” o “minuti per persona” nelle linee produttive, la diffusione della misura del tempo, sempre più precisa, ha portato ad una “accelerazione del tempo”, o più precisamente una compressione di molte attività nello stesso tempo in una specie di bulimia di stimoli, attività, interessi o distrazioni, per cui alla fine il tempo ci sembra sempre troppo poco. 
  • Distrazione digitale: attraverso tecniche avanzate di neuromarketing la nostra attenzione è letteralmente rapita, tenendoci minuti e ore a scorrere velocemente immagini e video (infotainment); le piattaforme social e i motori di ricerca utilizzano algoritmi predittivi per massimizzare il tempo che trascorriamo online, proponendo contenuti che attivano meccanismi di ricompensa dopaminergici. 
  • Presentismo politico: definito da orizzonti miopi nelle discussioni o riflessioni politiche orientate alla prossima elezione o, peggio, al prossimo sondaggio
  • Capitalismo speculativo: rappresentato dalla finanza che specula e alimenta vertiginosi andamenti di crescite esponenziali e collassi, queste montagne russe distraggono da obiettivi e strategie di lungo termine
  • Incertezza collegata: emerge da rischi interdipendenti in grado di generare “policrisi”, globali e rapide; quando il livello di incertezza diventa ingestibile emotivamente e cognitivamente arriva a bloccare l’iniziativa o l’azione proattiva dei singoli, spingendoli alla fuga nel presente o addirittura alla fuga dalla società (si pensi al fenomeno degli hikikomori)
  • Progresso perpetuo: la pressione e la fiducia (senza basi scientifiche) verso una crescita senza fine che “risolverà” tutti i nostri problemi sociali e planetari toglie le motivazioni a pensare a lungo termine (“tanto ci penserà il progresso”).  

Viviamo nell’era dell’economia dell’attenzione, un modello in cui la nostra capacità di concentrazione è diventata la risorsa più preziosa e monetizzabile. Questo spiega perché: scorriamo compulsivamente i feed dei social media senza accorgerci del tempo che passa, ci lasciamo attrarre da contenuti emozionali e polarizzanti, che generano più engagement rispetto a riflessioni approfondite. 

Il multitasking digitale (notifiche, email, messaggi, meeting) apparentemente vantaggioso in realtà frammenta la nostra attenzione e riduce la nostra capacità di concentrazione sul lungo periodo. Il che ci rende più reattivi e impulsivi, riducendo il tempo e lo spazio mentale necessari per pensare criticamente al futuro. 

In altre parole, l’economia dell’attenzione non solo cattura il nostro tempo, ma modella anche il nostro modo di pensare, rendendoci più inclini a restare ancorati al presente. Tutto questo, combinato con una società che premia l’immediatezza (pensate ai “like” sui social o alle serie TV “binge-watching”), crea un cocktail potente per la “tirannia del presente”.

Quali sono le conseguenze di questa visione a breve termine?

  • Crisi ambientale: La mancanza di una prospettiva a lungo termine ci impedisce di affrontare in modo efficace le sfide ambientali che mettono a rischio il nostro pianeta.
  • Crisi sociali ed economiche: Le decisioni prese senza considerare le conseguenze future possono portare a disuguaglianze e instabilità sociale.
  • Paura del futuro: I giovani crescono con una visione negativa del futuro, caratterizzata da ansia e incertezza. “Molti giovani crescono temendo il futuro, imparando ad evitarlo e non conoscendo né le sue potenzialità positive né i molti modi in cui potrebbero agire per affrontarlo. (Slaughter, 2008, pp.24)

Fonti 

Brand, S., The Clock of the Long Now: Time and Responsibility, Phoenix, San Francisco, 1999.

Boluda-Verdú, I., Senent-Valero M., Casas-Escolano M., Matijasevich A., and Pastor-Valero M. (2022). ‘Fear for the Future: Eco-Anxiety and Health Implications, a Systematic Review’. Journal of Environmental Psychology 84:101904.

Krznaric, R. (2023). Come essere un buon antenato—Un antidoto al pensiero a breve termine. Edizioni Ambiente.

Slaughter, R. A. (1996) Futures studies: From individual to social capacity, Futures, 28(8), 751–762.